L’Unione Europea ha stabilito nuove norme per i rifiuti: ecco quali dovranno essere smaltiti a parte, il rischio sanzioni è altissimo
La raccolta differenziata è entrata prepotentemente nelle nostre vite negli ultimi anni. La suddivisione dei rifiuti per abbassare l’impatto ambientale e poter dare nuova vita al materiale di scarto è utilissima, ma, nonostante molti passi avanti siano stati fatti in questo arco di tempo, molta è ancora la strada da fare per gestire al meglio i rifiuti.
Ci sono varie tipologie di raccolta differenziata in Italia, dal porta a porta alla raccolta stradale, passando per i cassonetti privati all’interno dei condomini. Il tutto suddiviso per categorie dalla carta alla plastica, dal vetro all’umido fino all’indifferenziata. Se tutto dovesse essere buttato regolarmente dai cittadini seguendo le corrette informazioni, tutto il mondo ne beneficerebbe.
Svolta raccolta differenziata: l’Ue decide di cambiare dal 2025
Le sanzioni per chi non rispetta la raccolta arrivano, ma non quanto basta per far sì che tutti compiano a dovere il loro compito. La battaglia dell’Unione Europea per la sostenibilità, però, procede a spron battuto e non solamente per quanto riguarda il settore delle auto, dove da ormai anni si sta abbracciando il mondo dell’elettrico.
Anche per quanto concerne la raccolta differenziata stanno per arrivare nuove norme che saranno obbligatorie a livello continentale a partire dal 2025 e che se non dovessero essere rispettate potrebbero portare a pesantissime multe ai trasgressori. Il giro di vite che arriverà dai prossimi mesi riguarderà i vestiti: partire da gennaio 2025 gli abiti che non si usano più o che sono rotti devono essere smaltiti obbligatoriamente a parte negli appositi contenitori. Gli Stati membri devono prevedere una corretta raccolta separando gli indumenti da carta, metalli, plastica e vetro. Questo è l’unico modo per prevedere il riciclo in futuro e dare nuova vita alle fibre tessili. In diversi Stati europei non esiste la separazione degli indumenti dagli altri rifiuti e questi, che siano rotti o meno, andavano a finire nel cestino degli indifferenziati.
In realtà in Italia questa regola esiste da tempo. Il decreto legislativo n.116/2020 ha sancito l’obbligo della raccolta differenziata dei rifiuti tessili, anticipando le disposizioni europee che prevedono l’attivazione della raccolta separata di questa tipologia di rifiuto entro il 2025. La norma è entrata poi in vigore il 1° gennaio 2022. Quindi sono ormai quasi 3 anni che in Italia i rifiuti tessili vengono smaltiti obbligatoriamente negli appositi contenitori. In ogni Comune sono presenti in strada o presso le isole ecologiche, cassonetti appositi e dedicati alla raccolta degli abiti usati.
Per i trasgressori possono essere inflitte multe fino a 2.500 euro. Questo per incentivare (o meglio, obbligare) una corretta separazione dei vestiti dagli altri rifiuti. Alla produzione tessile sono attribuiti: dal 2 al 10% delle emissioni di anidride carbonica; 20% dell’inquinamento delle acque dolci; dal 16 al 35% dell’inquinamento degli oceani è causato dalle microplastiche.
Secondo l’Ue, solo l’1% degli indumenti viene riciclato al momento, il resto finisce in discarica. Proprio per questo l’obiettivo è quello di un’immediata inversione di rotta che possa migliorare le condizioni del Pianeta.