Molti posti di lavoro sono a rischio nel 2025: ma chi verrà licenziato nel nuovo anno? Ecco le ultime novità del mercato del lavoro
Nel 2025, le normative che regolano il licenziamento dei dipendenti rimarranno invariate. Ogni datore di lavoro che desidera risolvere un contratto prima della scadenza deve sempre fornire una giustificazione valida. Se il dipendente ritiene che il licenziamento sia ingiustificato o sproporzionato, intervenire dal punto di vista legale. In questo modo potrebbe ottenere un reintegro nel posto di lavoro o un risarcimento economico.
È importante ricordare che, in caso di contenzioso, spetta al datore di lavoro l’onere di provare i motivi del licenziamento. In altre parole, sarà l’azienda a dover dimostrare che la causa che ha portato alla decisione di licenziare è effettivamente valida. D’altro canto, il dipendente avrà il compito di provare da contratto di lavoro che il licenziamento sia stato ingiusto.
Ma chi sono i lavoratori più a rischio di licenziamento nel 2025? I licenziamenti legittimi possono derivare da diversi motivi, come mancanza di produttività, insubordinazione o necessità aziendali di ridurre il personale. Alcuni settori, come quelli legati alla tecnologia, al commercio al dettaglio e ai servizi, potrebbero subire un maggior numero di licenziamenti. La causa è sicuramente la crescente automazione.
Il licenziamento di un dipendente è regolato da norme precise, ma esistono alcune situazioni in cui le regole sono più flessibili. Un esempio è il periodo di prova, durante il quale entrambe le parti possono recedere dal contratto senza giustificazioni, senza dover rispettare il preavviso. Tuttavia, a partire dal 2025, entreranno in vigore nuove normative che stabiliranno una durata minima e massima per questo periodo, legata alla durata del contratto di lavoro.
Nel caso di licenziamenti disciplinari, le motivazioni possono variare da violazioni gravi del contratto, come furto o molestie. Ma anche motivi meno gravi, come scarso rendimento, che giustificano un licenziamento per “giustificato motivo soggettivo”, che richiede il preavviso. Inoltre, le assenze ingiustificate prolungate (oltre 15 giorni) potrebbero essere trattate come dimissioni da parte del lavoratore. Mentre l’assenza per malattia è protetta fino a un certo periodo, detto periodo di comporto.
Anche il raggiungimento della pensione può portare al licenziamento, in particolare per i lavoratori del settore privato che maturano i requisiti per la pensione di vecchiaia. Mentre nel pubblico impiego possono essere licenziati anche quelli che ottengono la pensione anticipata.
I settori a rischio per il 2025 includono l’automotive, con migliaia di licenziamenti previsti, e il lusso, dove i cali delle vendite potrebbero portare a riduzioni di personale. Anche il settore retail sta affrontando il rischio di licenziamenti a causa dell’automazione. Secondo uno studio della McKinsey, milioni di lavoratori in Europa dovranno riqualificarsi per evitare il licenziamento, soprattutto nei settori dei servizi di ristorazione, commercio e trasporti.
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