La grande beffa del Canone Rai non sembra trovare fine: capiamo come andrà a finire e quale importo sarà da pagare per la tassa che più non sopportano gli italiani.
Qualcosa che sembrava certo, una promessa fatta agli italiani, si è rivelata solo un miraggio. Il taglio del canone Rai, previsto per il 2025, è sfumato, lasciando dietro di sé un senso di amara delusione.
La questione ha acceso un dibattito politico e sociale, mettendo in luce divisioni interne e strategie contrastanti, ma alla fine l’epilogo è chiaro: dal prossimo anno si tornerà a pagare 90 euro, nonostante le speranze alimentate fino a poche settimane fa.
Il pasticcio del taglio
La riduzione del canone Rai da 90 a 70 euro, introdotta con la manovra per il 2024, era stata salutata come una misura di sollievo per le famiglie italiane. Ma questo provvedimento aveva una scadenza chiara: il 31 dicembre 2024. La Legge di Bilancio 2025 non ha confermato la proroga, e l’emendamento proposto dalla Lega per mantenere la riduzione è stato bocciato, segnando il ritorno alla tariffa piena.
La proposta della Lega puntava a garantire un risparmio continuativo per i cittadini, un tema su cui il partito si era speso molto. Ma durante la votazione, un colpo di scena ha cambiato le carte in tavola: Forza Italia, con un voto contrario, si è allineata all’opposizione, spaccando la maggioranza e bloccando l’emendamento.
Il presidente della Commissione Bilancio del Senato, Massimo Garavaglia, ha commentato l’accaduto con un certo rammarico, sottolineando come la politica debba essere uno spazio di mediazione e non di ricatto. Ha espresso il desiderio di alleggerire il peso economico per i redditi più bassi, ma il risultato è stato opposto: il costo tornerà a salire.
Tra promesse e smentite
Ad alimentare le aspettative degli italiani, anche le dichiarazioni del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che in conferenza stampa aveva lasciato intendere che la riduzione del canone sarebbe stata prorogata. Ma queste parole si sono rivelate poco più che una risposta affrettata. Nonostante le rassicurazioni iniziali, il testo della manovra non ha previsto alcuna estensione del provvedimento, causando un inevitabile aumento della cifra a carico delle famiglie nel 2025.
Il leader della Lega, Matteo Salvini, ha cercato di smorzare la delusione, ribadendo che l’obiettivo di ridurre il canone resta una priorità per il centrodestra. Tuttavia, ha ammesso che non è una battaglia centrale e che si lavorerà su altri fronti.
Dall’altro lato, Forza Italia ha difeso la sua scelta, con Maurizio Gasparri che ha definito la riduzione una “partita di giro”, spiegando che il costo per lo Stato sarebbe stato sproporzionato rispetto al beneficio reale per i cittadini. La Rai, infatti, aveva ricevuto un contributo compensativo di 430 milioni di euro per coprire i mancati introiti del taglio, una misura considerata insostenibile nel lungo termine.
Restando in tema di pessime notizie per gli italiani, l’INPS ha comunicato il ritardo nei pagamenti delle pensioni di gennaio (ve ne parliamo nel dettaglio qui) e Poste Italiane, ha ufficializzato il ritiro di un servizio storico che potrebbe mettere in crisi i cittadini.
Gli scenari futuri
Dal 2025, gli italiani torneranno a pagare 90 euro all’anno per il canone Rai, un importo che verrà nuovamente addebitato in bolletta. Questo passo indietro ha suscitato preoccupazioni non solo tra i cittadini, ma anche all’interno della Rai stessa. In una nota ufficiale, l’azienda ha espresso timori per i provvedimenti contenuti nella Legge di Bilancio, che prevedono un’ulteriore riduzione delle spese pari al 2% rispetto alla media del triennio precedente.
Questa misura rischia di mettere sotto pressione il servizio pubblico, con possibili ripercussioni sull’autonomia e sull’occupazione. In un contesto già segnato da tensioni economiche, il ritorno alla tariffa piena del canone potrebbe aumentare il malcontento tra i cittadini, lasciando aperte molte domande su come si evolverà la situazione nei prossimi anni.