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Orio al Serio, dove la bellezza bergamasca racconta storie antiche e inaspettate

Una città dal fascino discreto, capace di svelare piccoli tesori tra antiche storie, paesaggi sorprendenti e luoghi da scoprire. Lasciati incuriosire.

Tra le pieghe del tempo e della terra bergamasca, si nasconde un luogo che molti conoscono per il suo aeroporto ma che pochi immaginano ricco di una storia che affonda le radici nell’antichità. Orio al Serio non è solo un punto strategico per viaggi e connessioni aeree, ma un microcosmo di vicende umane e trasformazioni che ne hanno plasmato l’identità. Quello che oggi sembra un tranquillo comune nasconde una stratificazione storica che affascina e invita a essere scoperta.

Vista di Orio al Serio (ditrettomorusalba.it)

Le prime tracce di insediamenti umani risalgono ai tempi delle tribù liguri, una popolazione antica e misteriosa che scelse queste terre come dimora. Poco dopo, gli Etruschi, con la loro cultura raffinata, e i Galli Cenomani, popolo guerriero e pragmatico, lasciarono segni evidenti del loro passaggio. Ma furono i Romani a portare la vera svolta: con una rete di strade che attraversava la zona, fecero di Orio un punto chiave sia per il trasporto che per le strategie militari. I resti di questa infrastruttura, ancora oggi, raccontano una storia di grande ingegno e organizzazione.

Orio al Serio, un po’ di storia

Proseguendo nel tempo, il paesaggio mutò sotto le dominazioni dei Longobardi e dei Franchi. Un documento del lontano 829 testimonia per la prima volta il nome di Orio, legandolo a possedimenti della vicina Bergamo. Questo legame, insieme alla costruzione di sistemi irrigui come le celebri rogge Seriole, rappresenta uno spaccato di una comunità attiva e ben organizzata. I documenti del 986 citano l’importanza di queste opere idrauliche, segno di come la vita ruotasse attorno al lavoro nei campi e all’ingegno umano.

Ma è il Medioevo a restituirci un’immagine più completa di Orio al Serio. Sebbene il borgo non sia stato travolto dalle violente contese tra guelfi e ghibellini, i suoi abitanti non rimasero inerti. Edifici difensivi come la torre medievale, ancora visibile nel centro storico, rappresentano la volontà di proteggere il territorio e, al contempo, di lasciare un segno del proprio tempo. Ogni pietra di questa torre sembra raccontare una storia, un’eco di un passato in cui la vita scorreva lenta ma intensa.

Con l’arrivo della Repubblica di Venezia, Orio entrò in una fase di grande fermento. La Serenissima, famosa per la sua capacità amministrativa, affidò il territorio alla famiglia Martinengo-Colleoni, discendenti di Bartolomeo Colleoni, una figura leggendaria. Sotto questa guida, il paese conobbe un periodo di stabilità e crescita economica che ne migliorò le condizioni sociali. Ancora oggi, i segni di quell’epoca si percepiscono in alcune tradizioni e nella struttura urbana che sembra riflettere l’ordine veneziano.

Il tempo scorre e si arriva al 1938, quando un nuovo capitolo si apre con la costruzione dell’aeroporto. Inizialmente utilizzato per scopi militari, soprattutto durante la Seconda Guerra Mondiale, lo scalo fu trasformato in aeroporto civile negli anni successivi. Il 1970 segnò la sua vera rinascita, ma fu con l’avvento dei voli low-cost che Orio al Serio si posizionò tra gli scali più importanti d’Italia. Questo sviluppo, oltre a portare benefici economici, ha avvicinato il borgo a una dimensione internazionale, senza mai perdere la sua anima locale.

Cosa visitare a Orio al Serio

Oggi Orio al Serio non è solo sinonimo di viaggi e connessioni. La sua Chiesa di San Giorgio, un piccolo gioiello architettonico, e la Torre Medievale, testimone silenziosa di epoche passate, rappresentano un patrimonio che merita di essere esplorato. E per chi cerca un tocco di modernità, l’Oriocenter offre una pausa diversa, tra shopping e svago.

Quali negozi trovare all’Oriocenter (ditrettomorusalba.it)

Il fascino di Orio al Serio risiede proprio in questa duplice anima: antico e moderno si intrecciano, creando un luogo unico che invita a rallentare, osservare e immergersi in storie che non smettono mai di stupire.

Francesca Di Marco

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